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C’è chi si fa tatuare il logo di Ubuntu

In News il 15/11/08 @ 1:21 trackback

lei: mmm, hai tatuaggi?
lui: sì, vuoi vedere?
lei: vai
lui: eccolo
lei: che roba è?
lui: è il logo della mia distribuzione linux preferita, ubuntu
lei:
lui: beh, non ha solo quel significato
lei: ah no?
lui: no! in realtà ubuntu significa “umanità verso gli altri”
lei: ma non è che sei gay?
lui: è un’antica parola afric… gay? no
lei: ok, senti hai una sigaretta?
lui: che fai, ti alzi?
lei: sì scusa ma ho un’emicrania
lui: …anche tu?!

Vabbè si scherza, se è per questo io sono stato a lungo indeciso se farmi tatuare una lucertola maya sul polpaccio. Però dai, personalmente non arrivo a capire che stracazzo di senso possa avere, farsi stampare addosso il logo di un sistema operativo. Attrattiva = 0.

Molto più sexy allora – se non altro per le modelle – il tatuaggio del logo di pollycoke :)


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Commenti »

1. Emanuele - 15/11/08 @ 1:44

Non basta essere nerd, bisogna essere… molto di più! :-|
Ho i brividi.
Ciao,
Emanuele

2. Wyrmskull - 15/11/08 @ 1:48

… ma saranno stra***** suoi? Magari ha la ragazza con un tatuaggio “slackware” sul basso ventre …

3. TeddyBeer - 15/11/08 @ 1:49

appena ho letto questo post mi sono immediatamente ricordato di uno PEGGIORE di un fattore 10 (tra l’altro in scala logaritmica):

Il logo di ubuntu è ancora ancora geek. ma QUESTO è nerd. sul serio:
http://www.engadget.com/2007/07/28/man-gets-bsod-message-tattooed-on-his-arm/

4. marco - 15/11/08 @ 1:51

su facebook nel gruppo quake ci sono delle ragazze col logo tatuato sul fondoschiena.

e onestamente sono indeciso se farmelo fare anche io.. :|

5. uno_che_ne_sa - 15/11/08 @ 2:22

le vie degli ormoni (femminili) sono infinite e nun se sa mai ‘ndo ca**o ti portano

6. molok - 15/11/08 @ 2:55

Se porta sfiga la metà di quanto lo porti tatuarsi il nome del partner, mi sa che entro due release Ubuntu o cambia nome oppure Canonical chiude baracca :D

7. GIacinto - 15/11/08 @ 3:24

@molok: già… bella inc***ta sarebbe :)

8. thecursedfly - 15/11/08 @ 3:54

alcuni utenti della mela si fanno tatuare il suddetto simbolo sul braccio

9. sergio - 15/11/08 @ 8:42

si ma gli utante della mela sono notoriamente fessi

10. Francesco - 15/11/08 @ 8:49

Ma dai….sarà un fotomontaggio…..
…non potrei mai farmi un tattoo…..cambio sfondo del desktop ogni giorno….pensare di avere lo stesso sfondo/disegno sul braccio a vita mi provoca già cattivo umore al solo pensiero…. ;-) ma rispetto quello che diffonde il “verbo” in questo modo….io al massimo porto la maglietta durante i miei viaggi di vacanza per il mondo!

11. Anonimo - 15/11/08 @ 8:49

Ognuno si tatua quel che gli pare, certo che se proprio si è in cerca di simboli ce ne sono di ancestrali ed “un pelo” più di dominio pubblico..
Anche se il far di me un testo ha perso attrattiva da molto tempo, nonostante (ahimé) anch’io appartenga alla tribù del pellame inchiostrato (”errori” di gioventù..).

;)

12. Xander - 15/11/08 @ 8:51

..mmmm..
Il commento 11 è mio…
>:(

13. Murdock - 15/11/08 @ 10:21

mi ha fatto ridere un sacco “ma non è che sei gay?”!!!

in ogni caso è un bel logo, anche quando ubuntu sarà finita si terrà un bel simbolo sul braccio.

14. zidagar - 15/11/08 @ 10:27

Beh….il logo di ubuntu non è che sia il massimo…
La swirl di Debian però me la tatuerei volentieri…..me piace :D

15. m4rC0_p4 - 15/11/08 @ 11:23

Un mio amico si e’ rasato i capelli lasciando solo il logo dell’apple in rilievo dietro la testa.

Motivazione?
“Perche’ ho comprato il MacBook Pro!!!”
….AAAAaaahhh…. >_<

16. gioby - 15/11/08 @ 12:20

Il migliore secondo me é il logo di debian ufficiale, quello con la lampada e lo swirl.

17. Hein - 15/11/08 @ 12:25

Capisco che uno se lo possa tatuare perchè è un bel disegno ma non per il significato.

18. Anansi - 15/11/08 @ 12:30

il disegno e bello, il significato globale e’ bello pure…
non vedo perche’ non farlo :-)
cmq nerd e’ nerd forte…anzi fortissimo, ma ho conosciuto anche ragazze con tattoo computer/videogame related quindi credo che non sia poi cosi’ strano

19. Bellaz89 - 15/11/08 @ 12:30

Ma non capite? quello è un programmatore-schiavo di Canonical marchiato a fuoco.

20. bLax - 15/11/08 @ 12:31

mah, il logo ubuntu è veramente bello, anche se preferisco di gran lunga chi si disegna i suoi tatuaggi, invece che riprendere qualcosa di già esistente, (sopratutto se legato ad un simbolo votato al marketing….vedi swosh nike, mele apple etc etc…)

questo è osceno, ma mi fa sempre ridere…..bisogna avere un gran umorismo per tatuare una cosa così x)

http://www.c00lstuff.com/it/1216/Tattoos_can_be_funny___when_they_re_not_yours_/

21. PoL - 15/11/08 @ 13:01

Dai, non dirmi che non vorresti farti un bel tatuaggio con debian… quello sì che è figo

22. Anansi - 15/11/08 @ 13:42

@Bellaz
ehehehe questa e’ bella XD

23. orchideo - 15/11/08 @ 13:44

@ felipe
cioé tu volevi tatuarti il logo di suse? OoO

24. coppermine - 15/11/08 @ 14:07

che palla i tatuaggi… in genere chi se li fa ha un livello di intelligenza vicino allo 0

25. socialinux - 15/11/08 @ 14:45

@coppermine

Gae Aulenti ha avere una decina di tatuaggi e non sembra così scema come dici.

26. coppermine - 15/11/08 @ 15:39

@socialinux
su google non ho trovato niente su Gae Aulenti AND tattoo. mi mandi qualche link?

confermo quello che penso se una persona per realizzarsi deve farsi un disegno di scarsa qualità tecnica artistica senza significato sul corpo intellettualmente è messo malino

27. Bohtont - 15/11/08 @ 15:51

Mi ricordo che uno si era fatto tatuare il logo di Debian sulla spalla, magari se trovo il post lo linko ;)

28. cloc3 - 15/11/08 @ 17:44

.. sul pisello.

ma, Felipe, che articoli del ***** ci scrivi?

29. darkbasic - 15/11/08 @ 19:20

@Bohtont
imu
E con tutto il rispetto per il logo di *buntu, la swirl di debian è immensamente più fica :)

30. xanox - 15/11/08 @ 20:44

@darkbasic
dopo la tua affermazione quoto 2 volte il commento #23

che palla i tatuaggi… in genere chi se li fa ha un livello di intelligenza vicino allo 0

31. Stitch - 15/11/08 @ 22:26

“in genere chi se li fa ha un livello di intelligenza vicino allo 0″

Questa è evidentemente solo una tua opinione personale, e come tale, ha valore solo per te e per chi la condivide.

Scientificamente (la prova di ciò che dico la puoi trovare su moltissimi testi di antropologia) il tatuaggio è classificato come un modo di mettere in evidenza la propria appartenenza ad un certo gruppo, di qualunque tipo di gruppo si tratti. Quindi con l’intelligenza ha ben poco a che fare.

Poi il fatto che una persona lo trovi di cattivo gusto ed un’altra splendido sono considerazioni personali.
A ME quello nella foto sembra eccessivo, ma appunto è una mia opinione.

Per la cronaca, non sto portando acqua al mio mulino perché non ho tatuaggi.

32. coppermine - 15/11/08 @ 23:12

@stitch
“Scientificamente (la prova di ciò che dico la puoi trovare su moltissimi testi di antropologia) il tatuaggio è classificato come un modo di mettere in evidenza la propria appartenenza ad un certo gruppo”
questo può essere vero per gli aborigeni australiani o per un qualche giapponese affiliato della yakuza ma per il tamarro tatuato italiano il gruppo di appartanenza è quello degli idioti.

33. Stitch - 16/11/08 @ 0:01

@coppermine

Mi spiace ma, nonostante che il nostro vivere in una società che con la globalizzazione ha esteso la sua cultura predominante a una vasta area del globo ci faccia dimenticare che i nostri costumi sono relativi, “purtroppo” per noi è così.

La cultura (nel senso antropologico del termine) degli aborigeni australiani ha lo stesso valore della nostra, ed entrambe hanno rituali, credenze e usanze che hanno valore solo per gli appartenenti a queste culture.

All’interno di ognuna esistono poi varie “sottoculture” alle quali si può decidere di appartenere.. I punk si fanno la cresta verde, gli skater si mettono i pantaloni col cavallo alle caviglie, i dark si vestono coi pantaloni di pelle nera (sono tutti esempi stupidi, banali e non universali, non “tutti” i dark si mettono i pantaloni di pelle nera, ecc), e gli ubuntuisti più sfegatati si tatuano il logo sul braccio.

Per finire, i suddetti testi di antropologia (che se vuoi ti posso citare) SPECIFICANO che questo genere di manifestazioni (escoriazioni, tatuaggi, piercing, ecc) riguardano anche la nostra cultura ed hanno esattamente lo stesso valore che nelle altre che puoi considerare se vuoi più “tribali”.

34. Filippo - 16/11/08 @ 3:32

E questo personaggio?
http://itattoopictures.blogspot.com/2008/09/ubuntu.html

35. coppermine - 16/11/08 @ 9:12

@stitch
non confondere cultura (o subcultura ) con moda. Le “subculture” che citi sono semplicemente “mode” in genere adottate da persone che hanno basso livello intellettuale o con grossi problemi di personalità: sfido un qualsiasi “dark” a spiegarmi la vera origine del termine gotico nell’arte e architettura.

citami pure questi testi di antropologia (antropologia ok! me non barare e non citarmi testi di sociologia :-) )

36. io - 16/11/08 @ 12:34

per quello che possa valere, sono perfettamente d’accordo con Coppermine, anzi dico di più, il tatuaggio dovrebbe in qualche modo rappresentare un segno di distinzione dalla massa, invece presso i ggiovani è diventato un segno di precisa omologazione della peggiore specie, ai modaioli tamarri …

molto più coerente il tipo che si è fato tatuare un codice a barre, almeno rivela l’essenza stessa del tatoo nella nostra società opulenta e crassa, ovvero la necessità di cieca omologazione per una supposta incapacità di sentirsi qualcuno ed avere un minimo di sicurezza in se stessi.

e sottolineo supposta …

37. floriano - 16/11/08 @ 12:49

«Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.»

Albert Einstein

38. Il meglio della settimana - 2 | Il blog di Luca Marchi - 16/11/08 @ 14:47

[...] che raccoglie i migliori post tratti dai feed che seguo abitualmente. Un raduno improvviso C’è chi si fa tatuare il logo di Ubuntu Riflessioni Resettare il Nokia E96 Googlefono col baco più stupido del [...]

39. Fabiano - 16/11/08 @ 16:32

Spero sia un tatuaggio finto.

40. killahop - 16/11/08 @ 16:55

:| :| :|

41. Mighty83 - 16/11/08 @ 17:03

Personalmente capisco di più tatuarsi il simbolo della mela o di Ubuntu rispetto a certe persone che si scrivono il proprio nome (in diverse lingue) o la data di nascita…

Sarò Nerd, ma almeno ho ancora dei neuroni funzionanti per ricordarmi come mi chiamo senza bisogno di guardarmi il braccio! o.O

Ps. Riferimenti a certi calciatori idioti NON è casuale! :)

42. Stitch - 16/11/08 @ 19:23

Direi che il tatuaggio di Ubuntu appartiene senza ombra di dubbio a quella chiamiamo categoria
>> antifi*a <<

Provate a girovagare nel piazzale del “pratone della Sapienza” all’ora di pranzo, notoriamente pieno di valorosi esponenti del sesso femminile, con un eeePC in mano. Attorno a voi il vuoto spinto istantaneo e Mosè nel Mar Rosso vi sembrerà un trucco da Mago Casanova in confronto! Ecco, parimenti farebbe il tatuaggio di Ubuntu!

@ io
il tatuaggio del codice a barre ha un senso davvero profondo ed è artisticamente molto valido. Io volevo farlo, producendo il codice a barre con il mio nome e cognome, la mia data di nascita, luogo, … Tatuato sul polpaccio o meglio sotto il piede ^^)

43. Stitch - 16/11/08 @ 19:33

@coppermine

Assolutamente non citerò testi di sociologia, anche perché ne conosco ben pochi!

Uno per tutti, perché contiene proprio due capitoli riguardanti l’antropo-poiesi (costruzione dell’umanità):
F. Remotti – Prima lezione di antropologia
Non cito editore ecc perché non so come funzionino le regole sul web..
Tra l’altro, proprio in questo testo si esamina il significato di ciò che chiami moda, che è sempre un fare umanità, ovvero un adeguare il proprio corpo per far parte di un gruppo, da quello del circolo degli scacchi al gruppo inteso come genere umano.

Citazione:
“La “moda” relativa ai diversi tipi di abbigliamento, acconciatura e foggiatura del corpo è un fenomeno che nella nostra società ha assunto [...] proporzioni enormi. La moda, con la costante e irrinunciabile ricerca delle variazioni e dei cambiamenti che la caratterizza, non è però affatto esclusiva della nostra epoca e della nostra società. Possiamo anzi dire, in un certo senso, che la moda [...] rientri tra gli “universali culturali” che più facilmente emergono nell’esplorazione antropologica delle forme di umanità. (Remotti 2007: 115)

Direi che ciò che dice riguardo la foggiatura del corpo è proprio ciò di cui stiamo parlando..

Come ho già detto ieri, anch’io trovo eccessivo farsi un tatuaggio per mostrare la propria approvazione verso un sistema operativo; i miei commenti avevano il solo scopo di specificare che per passare da questo a sentenziare che i tatuaggi in generale siano prerogativa di idioti o persone con intelligenza vicina allo 0, la strada è lunga..

44. Stitch - 16/11/08 @ 19:38

Preciso che il commento 42 non è mio.

45. coppermine - 16/11/08 @ 21:45

“La “moda” relativa ai diversi tipi di abbigliamento, acconciatura e foggiatura del corpo è un fenomeno che nella nostra società ha assunto [...] proporzioni enormi. La moda, con la costante e irrinunciabile ricerca delle variazioni e dei cambiamenti che la caratterizza, non è però affatto esclusiva della nostra epoca e della nostra società. Possiamo anzi dire, in un certo senso, che la moda [...] rientri tra gli “universali culturali””

complimenti a Remotti bel discorso per dire che la moda è un elemento meta-culturale ma non definisce una cultura (almeno nella parte da te citata).

la moda è zeitgeist: non è cultura, non è arte. ti ripeto chi decide di deturparsi il proprio corpo (a volte pure bello nel caso di molte ragazze ;-)) in modo definitivo ed indelebile con un disegno di scarsa qualità artistica o simbolo di significato incerto per seguire una moda è oggettivamente un/una idiota.
per confermare quello che dico ti cito:
“Non hai mai pensato a un tatuaggetto
la tua amica sfoggia un tatuaggetto
corri, corri a farti un tatuaggetto
d’improvviso hai bisogno di un tatuaggetto, un tatuaggetto, un tatuaggetto.
D’un tratto non ti piace più,
che fai? Lo togli, non puoi.
Ne fai un altro più grosso.”
(Elio e le storie tese – Follie di una donna 2008)

46. Stitch - 16/11/08 @ 22:14

Beh, scusa ma se permetti do più credito ad un docente e ricercatore di antropologia di fama internazionale che ad “Elio e le storie tese”, che per carità diranno anche cose che tu condividi, ma restano opinioni personali.
Ciò che Remotti dice è frutto di ricerca scientifica.
E’ ovvio che qui in un commento non posso riportarti tutto ciò che in quel testo confuta ciò che dici, anche perché, oltre a violare i diritti di copyright, non credo che Felipe sarebbe contento.
Se vorrai fare lo sforzo di leggerlo comunque ti assicuro che viene spiegato in maniera esaustiva tutto quanto io qui non posso riportare.
Per finire, la moda non è cultura (nel senso tayloriano del termine); la moda contribuisce a “fare” cultura, e la cultura contribuisce a “fare” la moda.

47. Stitch - 16/11/08 @ 22:26

Ah, comunque non ho mai detto che una moda definisce una cultura.
La definizione di cultura più accettata che si utilizza in antropologia è questa:

La cultura, o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società. Edward B. Taylor

Senza aver ben presente questa definizione non si può ovviamente capire il senso di ciò che è stato detto nei precedenti commenti..
Avendolo presente, non si può negare che i tatuaggi rientrino in ciò che compone una cultura.

48. coppermine - 16/11/08 @ 22:38

non partire dal presupposto che la mia sia opinione personale senza basi scientifiche se vuoi puoi fare pure te una ricerca su schoolar.google.com con le parole tattoo psychiatric e vedrai comparire articoli scientifici del tipo “Prison tattoos as a reflection of the criminal lifestyle and predictor of recidivism ” e “Body Modification and Suicidal Behavior”. gli psichiatri li chiamano persone con disturbi di personalità e disturbi antisociali: io li chiamo idioti ma il significato è lo stesso…. a proposito mi puoi citare un articolo su scholar di remotti…

49. coppermine - 16/11/08 @ 22:59

“Avendolo presente, non si può negare che i tatuaggi rientrino in ciò che compone una cultura”

ma i libri che leggi li capisci o guardi solo le figure? non è che ha pagina 20 c’era un maori con un bel tatuaggio e quindi hai pensato che i tatuaggi facciamo parte di ogni cultura

50. coppermine - 16/11/08 @ 23:00

“Avendolo presente, non si può negare che i tatuaggi rientrino in ciò che compone una cultura”

ma i libri che leggi li capisci o guardi solo le figure? non è che ha pagina 20 c’era un maori con un bel tatuaggio e quindi hai pensato che i tatuaggi facciano parte di ogni cultura

51. Stitch - 16/11/08 @ 23:48

“ma i libri che leggi li capisci o guardi solo le figure?”
No cominciare ad insultare, non mi sembra di aver detto che sei un’idiota perché rispondi alla citazione di uno scienziato con quella di un cantante..
Primo, li leggo, secondo, la tua domanda e priva di significato perché non avendoli invece tu letti non puoi sapere se quello che dico corrisponde a ciò che c’è scritto, terzo, li capisco a quanto pare perché gli esami che sostengo all’università portando questi libri come testi base lo confermano. Media del 28/30.

“a proposito mi puoi citare un articolo su scholar di remotti…”
http://scholar.google.it/scholar?hl=it&lr=&sa=G&oi=qs&q=f+remotti+autore:f-remotti
Non credo comunque che essere presenti su scholar sia indice di qualcosa, se il prodotto di chi scrive è protetto da copyright sta su un libro, non libero sul web.
Comunque, per esempio, il dizionario di antropologia edito da Zanichelli è creato, guarda caso, da Remotti e Fabietti. Alla Zanichelli avranno scelto loro due perché non se li fila nessuno vero?

“Prison tattoos as a reflection of the criminal lifestyle”
Secondo te questa frase cosa vuol dire? Forse che i tatuaggi che i detenuti si fanno in prigione (non i tatuaggi in generale) sono un altro modo di riconoscerli come appartenenti al gruppo dei criminali?
Beh grazie, hai confermato ciò che sostenevo.

Per me la discussione finisce qui, vedendo gli argomenti che tiri in ballo non credo possa continuare, come parlare al muro, anzi peggio.

52. darkbasic - 16/11/08 @ 23:59

@ xanox (30)
Ne deduco che tu devi averne molti di tatuaggi :)

53. xanox - 17/11/08 @ 0:28

@darkbasic
Solo uno sull’avambraccio destro: uno swirl naturalmente.

54. FELA - 17/11/08 @ 16:33

> OT <
@ Stitch
No scusa, il commento 42 non era tuo era mio. Un puro caso di omonimia ;)
Cambio subito, visto che era la prima volta che mi “battezzavo” così

55. coppermine - 17/11/08 @ 22:28

@stitch
molto probabilmente non sai come funziona il mondo scientifico e sopratutto scholar.
comunque non basta citare due o tre libri che si è letto a scuola per dire che la propria opinione è più giusta o scientifica di un’altra. Quella che mi hai detto è una tua libera ed errata interpretazione di quello che hai citato: sfido un qualsiasi antropologo a dire che i tatuaggi fanno parte della Cultura italiana secondo la definizione che hai citato tu di Taylor!
io ti cito un testo che più importante del tuo Remotti per la nostra cultura (se sei italiano e non cattolico come me sei pur sembre di cultura cattolica) “Non vi farete incisioni nella carne, né vi farete tatuaggi addosso, io sono il Signore.” Levitico 19:28

56. MeMEme - 18/11/08 @ 0:31

Non mi tatuerei mai il logo di una distribuzione linux o, come in un noto film di bikers, la mela della apple..

pero’ “Attrattiva = 0.”
..non mi pare proprio che i tatuaggi siano nati come qualcosa che uno si fa per esser sexy o per attrarre.. poi vabbe.. se parliamo di fad è un altro discorso.. ma se uno lo fa perché “ci crede”.. mazzi suoi.. inutile giudicarlo. Inoltre se l’e’ pure fatto sulla parte del braccio che resta nascosta :P e in bianco e nero a me ricoda vagamente il simbolo “radioattivo”

57. Dimideb - 19/11/08 @ 5:08

Interessante polemica tra coppermine e stich, ma disonesta.
Coppermine, hai ragioni da vendere..e sulla approssimativa lettura del testo del giovane stich e sulla distinzione critica tra moda, sottocultura e “psicopatologie” generazionali. Tuttavia ti manca un principio sintetico, a dire cioè che non sei in grado di vedere come la cultura (ed anche le grandi manifestazioni culturali) intrattenga con le miserie delle mode transeunti un rapporto dialettico costante. Un rapporto per la natura del quale non ha senso individuare a priori una struttura ma solo nella analisi, e direi anche nel vissuto, del plesso totale (le individuazioni e il loro ambiente) ha senso operare un discrimine di carattere genealogico. Non ho altri termini per esprimermi che questi; ma forse sarò più chiaro in questo modo: perché parli di “cultura italiana”? Ha una sua esistenza fondata? Ed ammesso che l’abbia…perché citi la bibbia (il vecchio testamento poi..) per fissarla in immagine? Questa tua idea della cultura (italiana) è cultura? O è sottocultura, o moda? Non vorrei giungessimo assieme alla consapevolezza che dietro ad ogni nostro meritevole sforzo di chiarificazione insistesse un impulso di malattia, e di violenza. Che tu ed io siamo imbecilli come quella fighetta che vuole il suo stupido tatuaggetto, e che la sua stupida vanità è la nostra. E poi, se i testi li vogliamo leggere… se il Signore Iddio vieta il tatuaggio ciò significa che la presenza culturale del tatuaggio precede quella della conoscenza delle scritture. E’ il tuo Dio a dirti che alla cultura inerisce anche il tatù. E’ Dio che ammette che il tatù è cultura…a meno che tu non creda che cultura sia quanto di “buono” secondo il tuo concetto di “bontà” abbia nel tempo resisitito agli assalti degradanti dell’irrazionalità dei singoli. Cultura come essenza superfiltrata di bontà nei secoli reiterata. Insomma, hai detto molte cose interessanti e per me condivisibili, ma poi hai preferito vincere retoricaremente piuttosto che pensare. E credo tu sappia bene come si nomini tutto ciò..nella nostra cultura: violenza.

58. Dimideb - 19/11/08 @ 5:11

Io non ho tatuaggi. Ho un orecchino al lobo sinistro dalla più tenera fanciullezza. Ciao

59. Anonimo - 20/11/08 @ 7:56

@coppermine
“..comunque non basta citare due o tre libri che si è letto a scuola per dire che la propria opinione è più giusta o scientifica di un’altra”

non bastano nemmeno tutte le pubblicazioni scientifiche di questo mondo per affermare che un’altra persona e’ un idiota solo perche’ gli piace farsi un tatuaggio (che segua una moda o no).

60. Stitch - 20/11/08 @ 14:43

@ Dimideb
Non ho capito perche’ continuate ad insistere sulla mia “approssimativa” lettura di quel testo.. Avete le prove per dire cio’ o vi basate sul presumere cosa ci sara’ scritto senza pero’ saperlo? Va beh, Coppermine abbiamo capito che non ha idea di cio’ che sia scritto in quel testo. Tu ce l’hai?
Il fatto che la mia interpretazione del testo sia corretta e’ stato confermato dal suo stesso autore in modo ufficiale (il libretto universitario e’ un documento ufficiale).
Quindi per non accettare cio’ che ho detto non vi rimane che dubitare della sanita’ mentale dell’autore al momento della conferma, oppure presumervi maggiormente competenti di lui in campo antropologico. In entrambi i casi, vi state arrampicando sugli specchi.
Concordo sul fatto che se qualcuno si e’ preso la briga di vietare i tatuaggi significa che la loro presenza culturale era evidente, cosi’ come rimane evidente se esiste un certo numero di persone in Italia con tatuaggi. Non sono le idee dei bepensanti a fare la cultura, sono i fatti.. Se esistono tatuaggi, fanno parte della cultura.
Sulla distinzione tra moda, sottocultura, ecc ecc, mi pare non abbiate afferrato..
Ripeto: mai detto che una moda e una cultura (o sottocultura) siano la stessa cosa.
Ho detto che la moda, facendo parte della societa’, fa parte e contribuisce a costituire una cultura. C’e’ scritto nella solita definizione di cultura che ho scritto in precedenza..

Per concludere, non la giudicherei una vittoria quella di Coppermine. Mi rifiuto di rispondergli perche’ dalle sue risposte ho capito che siamo agli antipodi, e ritengo impossibile discutere in maniera sensata con certa gente.
Voglio dire, per far capire che le sue opinioni non erano sue opinioni ma avevano valore scientifico mi ha citato prima Elio e le storie tese e poi il Levitico. E dove sta la scienza?

61. Dimideb - 21/11/08 @ 17:44

@Stich

Che cos’è la scienza? C’eravamo io, Benjamin e Frankoviack…
Non farmi la caricatura di Zichicchi “alla Crozza”. Non è che una lode (l’hai presa poi?) sul libretto ti faccia unico ermeneuta dello scienziato di turno. Poi non volevo nemmeno far polemica.
Coppermine non ha “vinto”? E chi se ne frega?!
Vuoi che dica che sei tu il vincitore? Allora: stich ha evidentemente sconfitto coppermine mostrando rigore e coerenza di ragionamento, oltre che un indubbio talento retorico. Ma chi se ne frega?!!
Ciò che ho tentato di comunicare “anche” a lui (poiché sei tu il destinatario delle nostre cure) era la necessità di un abbassamento delle nostre pretese ed un atteggiamento critico verso i nostri convincimenti. Più che uno scienziato mi sembri un sacerdote, e nel finale della vostra medievale disputatio anche coppermine, che contestava sostanzialmente la chiusura del tuo orizzonte, si è chiuso al pensiero blaterando le parole del suo Dio.
Quanto al tuo ultimo messaggio… se chiaccheriamo va bene, ma se vuoi fare lo scienziato, il ricercatore, l’amante della verità allora in primo luogo confrontati con la patente ma inquietante coscienza che NON sei la verità (proprio per questo la ricerchi e la ami), e che non esiste alcun libretto od autorità accademica o ecclesiastica che possa dire che tu hai ragione (la carta non canta, puoi cantare solo tu se ne sei capace..ma a quanto pare basta un coppermine per convincerti che ti “è impossibile discutere in maniera sensata” ) e in seconda istanza…pensa a quello che dici e attento a quel che scrivi perché scrivendo decidi di quale morte morirai. Nel senso che non puoi esaurire l’ggettività nello specifico buco di cul* da cui la tua amata disciplina è solita guardare ai fatti umani. Taylor e la cultura da un punto di vista etnografico? Grazie al ca**o, da un punto di vista etnografico tutto è cultura, ma che è scienza questa? Usi e costumi son cultura…il tatuaggio si fa; e allora è cultura. Ma se la cultura fosse l’orientamento globale della personalità singolare? Cioè se addottassimo un approccio psicologico di stampo personalistico? In questo caso gli usi e costumi non sono cultura, restando tuttavia fatti umani con cui la cultura interagisce in modo variabile (anche negandoli). E se invece cultura fosse l’orizzonte generale di una società organica? In questo caso il tatuaggio, ed in generale un costume, potrebbe essere un elemento culturale ma non necessariamente; il tauaggio maori è un fatto culturale mentre la corona tatuata sul collo della Ventura non lo è. E se invece cultura fosse il patrimonio di conoscenze che nel tempo hanno consentito il superamento delle barriere imposte dai diversi usi e costumi? Secondo questa prospettiva “tecnicistica” della cultura il tatuaggio non è cultura, al massimo lo è la sua tecnica di realizzazione. E se? E se? E se?
E se ci impegnassimo al raggiungimento di un punto di vista più generale (che è una contraddizione in termini, lo capisci?) e provassimo a pensarla (la cultura) filosoficamente? Potremmo pensare oppure affidarci ciecamente alle pubblicazioni scientifiche. Per i Greci era patente la distinzione tra i costumi del popolo e i princìpi di tale agire..e solo la conoscenza dei princìpi dell’agire era considerata come un “fatto” culturale, attenzione non già i princìpi stessi ma la CONOSCENZA dei princìpi. Da allora, al di là di tante ricostruzioni (scientifiche?), hanno convissuto i più diversi punti di vista riguardo a cosa fosse o non fosse cultura, fino alla radicale affermazione marxiana secondo cui la cultura è sempre l’ideologia della classe dominante, una strategia più o meno pianificata d’occultamento della realtà dei fatti sociali, cioè la lotta tra le classi. La riflessione filosofica, sociologica e politica influenzata dal gigante di Treviri ha operato una unficazione delle due concezioni di cultura (costumi e conoscenza) per introdurre una nuova distinzione: la cultura come ideologia e la cultura come strumento critico di comprensione della stessa (al fine di smascherarla). Per i marxisti (fino a trent’anni fa) cultura è prassi rivoluzionaria, il cui obiettivo è duplice: la formazione di una coscienza di classe e la comprensione del nemico (il capitalismo), le ragioni del suo sviluppo, della sua forza e dei suoi punti di rottura e debolezza. Anche la scienza è implicata nella lotta di classe. Non solo la scienza “umanistica” ma anche la scienza esatta..anche la matematica. Vi è scienza rivoluzionaria e scienza borghese. Per Nietzsche, e poi concludo, addirittura non c’è che la compresenza di innumerevoli (non infiniti) punti di vista, e il tutto dell’umanità è l’insieme delle menzogne che la stessa si costruisce per sopportare la vita. L’arte, la filosofia e la scienza sono le forme più raffinate di menzogna, il momento menzognerò per eccellenza perché il tracciato tortuoso che costituisce l’ossatura di un’opera, di un’idea o di una legge (cioè la logica interna, la sua coerenza) è in se stessa “favola” incapace di conoscersi in quanto menzogna. E’ una menzogna abboccata da se stessa nel preciso istante in cui cerca di sfuggire alla menzogna. Insomma, anche a considerare le cose più amabilmente, bevendo un bianco al bar sport (tifando Inter fino alla morte!!), scienza non è verità. E’ un tentativo. E gli scienziati tentano e i loro risultati sono controvertibili (e spesso coesistono teorie non compossibili tra loro). Caro stich, nessuno può regalarti la verità ma se proprio vuoi illuderti che esista tale donatore…meglio il Signore Iddio del signor scienziato Remotti.

62. Dimideb - 21/11/08 @ 17:55

E confrontati con ciò che gli altri dicono. Perché il problema non è chi citi coppermine ma ciò che cita. Ammesso (e non concesso!!!!!!!!) che Elio e le storie tese siano merda (ma poi non sei tu a pensare che anche la merda è cultura? Poiché si fa..) tu devi valutare il pensiero. Altrimenti nel gioco della citazione più autorevole come puoi confrontarti col Levitico?

63. coppermine - 21/11/08 @ 22:12

@Dimideb
“Tuttavia ti manca un principio sintetico, a dire cioè che non sei in grado di vedere come la cultura (ed anche le grandi manifestazioni culturali) intrattenga con le miserie delle mode transeunti un rapporto dialettico costante”
ma certo che la cultura dialoga con le mode transeunti …
basta guardare un quadro del Caravaggio per sapere come si vestivano nel ‘600
http://www.rositour.it/Arte/Caravaggio/Giocatori%20di%20carte_Forth%20Worth.jpg
ma non potrei mai ridurlo ad un pittore di pennacchi (sicuramente ne portava uno pure lui)

“perché parli di “cultura italiana”? Ha una sua esistenza fondata? ”
certo che esiste! sto scrivendo in italiano o sbaglio?

“perché citi la bibbia (il vecchio testamento poi..) per fissarla in immagine?”
il 99% della nostra cultura è o è stato al’interno di chiese.Per secoli la chiesa cattolica, attraverso le immagini del vecchio e nuovo testamento, ha fatto la cultura anche nel senso Tayloriano tanto amato da stich.
Pensi questa cultura non esisti più ?o semplicemente abbia cambiato medium?
quante trasmissioni televisive nei canali nazionali hanno fatto negli ultimi anni sulle stigmati di padre pio e quante sulla moda dei tatuaggi?

@Anonymous
“non bastano nemmeno tutte le pubblicazioni scientifiche di questo mondo per affermare che un’altra persona e’ un idiota solo perche’ gli piace farsi un tatuaggio”
mettiamola così che sei hai un tatuaggio io non ti assumerei mai, non ti vorrei come socio di impresa oppure come marito di mia figlia (come pure se fossi vissuto nel ‘600 non avrei voluto aver niente a che fare con il caravaggio). Ti lascierei vivere pure con altri tatuati come te!(questa è violenza oppure semplicemente selezione della specie? ma forse più semplicemente la selezione della specie è violenza?)
e SE un giorno uno scienziato dimostrasse (matematicamente e scientificamente) che chi è tatuato è un idiota credo si meriterebbe il nobel per la pace.

64. Stitch - 22/11/08 @ 1:27

@ Dimideb

“Vuoi che dica che sei tu il vincitore?”
Per niente, ma nemmeno che si ritenga che lo sia chi ha l’ultima parola. A volte il silenzio è meglio di mille parole.

“NON sei la verità”
Davvero, mai pensato di esserlo. Ciò che ribadivo sostenendo che la mia interpretazione di quel libro fosse corretta, era che appunto:
- io avessi interpretato correttamente le parole –>
- di un noto studioso –>
- di una disciplina –>
- che si occupa delle società umane

Cosa che ritenevate falsa.

La cosa si riduce di molto dal dire che la ciò che dico è legge.

Ora, a prescindere dal fatto che non penso che sia impossibile discutere in maniera sensata in generale, lo penso invece riguardo al poterlo fare con certe persone.
Se trovo una persona che in una discussione offende o ritiene stupide idee, usanze o riti altrui solo perché non si trova d’accordo, per me sta violando la prima e forse unica regole di una discussione, cioè rispettare le idee altrui. E in questo caso, per purtroppo lunghissima esperienza personale nella vita reale, non si arriverà mai a un punto d’incontro (che potrebbe essere solamente “abbiamo idee diverse e ognuno viva in pace con le sue”, non chiedo di meglio).

“Taylor e la cultura da un punto di vista etnografico? Grazie al ca**o”
Beh, se non mettiamo delle basi, davvero potremmo trovarci qui ancora su questo thread tra dieci anni e non aver cavato un ragno dal buco.
Se si fosse parlato di variazioni dei flussi di energia in prossimità dei buchi neri, si sarebbe dovuto tirare in ballo la fisica quantistica.
Si fosse trattato di analizzare le conseguenze territoriali delle migrazioni, avremmo chiesto aiuto alla geografia umana.
Se il tema sono i tatuaggi, la disciplina “regina” (per antichità di studio e per campo d’azione riguardo a questo tema specifico oltre che per centralità dell’oggetto di studio) è l’antropologia. Certamente si occuperanno dei tatuaggi anche altre discipline, ma questi non rientrano nel loro campo principale. Delle conseguenze territoriali delle migrazioni si possono occupare anche l’economia o la politica, ma rientrano più facilmente nel campo della geografia umana.

Nelle scienze, per poter aver una base che permetta di non fluttuare nell’oscurità, si devono fissare delle definizioni per i termini che in quella disciplina hanno un significato specifico. Esistono parole che nel linguaggio comune hanno un certo significato, mentre nel linguaggio settoriale di quella data scienza ne rivestono uno totalmente diverso. Uno di questi è “cultura” che nel linguaggio comune è un fenomeno “elitario” che denota il possesso di notevoli conoscenze, mentre per l’antropologia è qualcosa che appartiene a tutti gli uomini in quanto membri di una società. Che cosa sia questo qualcosa già l’ho detto.

Ma allora, assodato che intendo (in quanto credo che sia il modo più efficace per farlo) parlare di questi diavolo di tatuaggi con l’aiuto dell’antropologia, e che per far ciò ci si deve basare sulle sue definizioni, che senso ha dire “beh e se la cultura fosse questo, e se fosse questo e se fosse quest’altro”? In questo modo mi sembra si ottenga l’unico risultato di non arrivare a nessun risultato.

Concludo: per ribadire la mia intenzione di difendere semplicemente i pensieri altrui, rimando alla fine del mio messaggio n.43. Non ho mai avuto l’intenzione di né di pavoneggiarmi, né di imporre il mio pensiero in quanto verità assoluta, solo di far riflettere sul fatto che non possiamo condannare le idee altrui arroccandoci sulle nostre, perché anche le nostre sono costruite, e certamente non sono universali.

65. coppermine - 22/11/08 @ 10:39

@stitch
“Se trovo una persona che in una discussione offende o ritiene stupide idee, usanze o riti altrui solo perché non si trova d’accordo, per me sta violando la prima e forse unica regole di una discussione, cioè rispettare le idee altrui.”

se te che hai imposto la tua scienza infusa sulle mie idee personali.
ti piacciono i tatuaggi perchè fanno tanto i figo oppure ti fanno appartenere alla tua tribu? bene bravo! ma secondo me sei deficiente, e ti ho cercato di spiegare il perchè! non condividi le mie idee pazienza ma non puoi avere l’arroganza di dire che scientificamente sbaglio perchè mi hai presentato un’arbitraria interpretazione di un testo di antrapologia, inoltre ti faccio notare che, se anche la tua intepretazione fosse corretta, gli strumenti che ti offre l’antropologia o una qualsiasi altra scienza umana non ti permettono di dimostrare scientificamente un bel niente.(non è un caso che su schoolar non ci sia un bel niente di remotti)

mi dispiace dirtelo ma scientificamente vale di più il mio 21 che presi 12 anni fa ad analisi matematica che il tuo 30 e lode ad antropologia che hai preso qualche mese fa.

66. Dimideb - 22/11/08 @ 14:22

@Stich

Per me non sei un deficiente, e nessuno dovrebbe permettersi d’insultare una persona che esprime con convinzione le proprie opinioni.

Invece riguardo al tema…sei proprio fuori strada. Mi cito: “non puoi esaurire l’ggettività nello specifico buco di cul* da cui la tua amata disciplina è solita guardare ai fatti umani”. Perché attribuisci all’antropologia il compito generale di determinare ciò che è cultura? Non è questo lo sguardo più generale (la definizione necessaria di cui parli!) sulla “cosa”. Capisco che l’elemento “tatuaggio” ti abbia immediatamente condotto ad un certo tipo di prospettiva…ma allora hai pregiudicato la tua “ricerca”. Cioè se per te è innanzitutto un fatto “antropologico” allora necessariamente s’inscrive nel quadro d’una concezione “antropologica” della “cultura”. Ma, ripeto, accetti a priori che lo sguardo antropologico sia quello corretto per determinare quel minimo comun denominatore (la definizione tayloristica di “cultura”) che ci consentirebbe un comune accoglimento, che ne so, delle posizioni di un Remotti. Del resto non solo uno sfigato come me, ma anche antropologi culturali di diversa estrazione e provenienza contestano l’impostazione di Taylor (e infatti Taylor non è l’antropologia culturale…fu un antropologo e basta) ed anche sulla base di ricerche filosofiche (un tantino più generali) sulla nozione di cultura e sui processi di soggettivazione (individuale e collettiva) giungono a negare uno statuto ontologico alla “cultura”. Insomma, non è l’antropologia a fornirci l’alfabeto per le nostre discussioni, è una scienza (?) seconda. Ma quand’anche fosse questa magica scienza fondamentale tu, caro stich, non la puoi ridurre ad un’unica posizione (Remotti) fondandoti su di un’unica definizione (Taylor). La definizione di Taylor è ormai assolutamente esiziale. Ciò non nega la sua importanza…ma nemmeno la fine della legge di gravitazione universale sminuisce il valore di Newton, però quella legge non è più valida.
In generale come ti permetti di dire quale sia la disciplina “regina” rispetto ad un problema? Determinare una gerarchia delle scienze non è compito tuo (e certo non ti autorizza a far ciò un 30 e lode in una di queste scienze) e soprattutto non è scienza. Ma poi l’hai presa ’sta lode o no?

@Coppermine

Come ti permetti d’insultare chi tenta d’avere con te uno scambio d’idee? Io, fossi in te, porgerei delle scuse.

Sul tema, invece, del levitico… Non siamo figli della Scrittura. Certo la chiesa.. e la filosofia greca? E le tradizioni pagane locali preromane? Certo non esalto queste a scapito della “cultura” “cattolica”, dico che siamo attraversati da molteplici ed intrecciati processi di soggettivazione…per esempio è esistita sempre anche una tradizione ateistica (anche una tradizione teologica atea). Come puoi vedere un’unica matrice? Come puoi non vedere tuto ciò che con forza si è opposto a questa matrice? Perché il gioco, seguendoti, diventerebbe piuttosto stupidino: la nostra identità sarebbe Cattolica, cioé cristiana, cioé ebraico-cristiana, cioè semitica, cioé indo-iranica, cioè indiana, cioè ariana (nel senso degli Arya). Pare assurdo ma è così. Anche a te dico che occorre fare attenzione ai nostri pregiudizi; privilegiare l’apporto della tradizione cristiana sulla cultura “italiana”, rispetto ad altri elementi, è arbitrario e conseguenza di una percezione soggettiva della realtà sociale.

Che ne so io se quel braccio “ubuntista” sia quello di un deficiente, d’un vanesio, d’un umorista, d’un fanatico. Dico solo solo che è meglio Debian.. :)

Ho un amico che paradossalmente in uno sfrenato periodo di vita iconoclasta s’è fatto tatuare un cuore rosso con freccia conficcata e con una scritta “MOM” in bella vista. E’ un deficiente? Un satirico auto umorista? Ha cercato la costruzione o l’espressione della sua identità? Ha voluto assolutamente fregarsene d’ogni identità, anche la sua primaria (quella corporea)? Era lucido quando l’ha fatto? Non lo era? Forse tutto ciò. S’è divertito a farsi un tatuaggio da “galera” sul petto, egli che vive di libri e violoncello.

FINITELA CON I VOSTRI RIDUZIONISMI…Non offendetevi se altri non si sentono compresi nelle vostre piccole identità etniche e/o religiose.

67. coppermine - 22/11/08 @ 15:36

deficiente è soltanto un modo breve per definire “chi ha un livello di sviluppo psichico e intellettuale inferiore alla media”. mi sembra di averlo espresso anche prima questo concetto e se qualcuno si offende mi dispiace ma è quello che penso.

“Che ne so io se quel braccio “ubuntista” sia quello di un deficiente, d’un vanesio, d’un umorista, d’un fanatico.”
meno l’umorista sono tutti sinomini

“Ho un amico che paradossalmente in uno sfrenato periodo di vita iconoclasta s’è fatto tatuare un cuore rosso con freccia conficcata e con una scritta “MOM” in bella vista. E’ un deficiente?”
si lo è secondo me

“Anche a te dico che occorre fare attenzione ai nostri pregiudizi; privilegiare l’apporto della tradizione cristiana sulla cultura “italiana”, rispetto ad altri elementi, è arbitrario e conseguenza di una percezione soggettiva della realtà sociale.”
vuoi una percezione oggettiva? bene fai il rapporto tra il numero di chiese ed i centri che fanno tatuaggi presenti nel territorio italiano.

“la nostra identità sarebbe Cattolica, cioé cristiana [...] cioè ariana (nel senso degli Arya)”
ma lo sai che per qualcuno i cristiani venerano Mitra con il nome di Gesù ? :-D
http://it.wikipedia.org/wiki/Cristianesimo_e_Mitraismo

68. Stitch - 22/11/08 @ 16:00

@ Dimideb

Prima di tutto voglio esprimere soddisfazione per come la discussione si sta sviluppando.

Secondo, dico anch’io che è meglio Debian! :)

La lode non l’ho presa, e non ritenevo fosse questo il punto; anche se mi fossi laureato con 110 e lode ecc. ecc. con una tesi sul ruolo dei tatuaggi nella società italiana questo non renderebbe le mie parole legge lo stesso.. Ciò che volevo sottolineare è che nella mia ignoranza posso perlomeno essere un forse degno ambasciatore delle parole di chi così ignorante sull’argomento non è (per quanto nemmeno le sue parole siano legge, ma perlomeno possono aspirare ad una presunzione di vicinanza alla verità in quanto frutto di studi scientifici).

“Perché attribuisci all’antropologia il compito generale di determinare ciò che è cultura?”

No, attribuisco all’antropologia il compito di analizzare cosa significhi un tatuaggio perché, per riprendere in modo assurdo gli esempi di prima, vedrei male la fisica a studiare i tatuaggi così come l’antropologia con i buchi neri. Poi per farlo deve darsi una definizione di cultura (quale che sia, Tayloriana o meno), ma è la definizione ANTROPOLOGICA di cultura, non quella assoluta, né è intesa per soppiantare le altre, ma solamente ad uso dell’antropologia, come la geografia definisce “territorio” per poter utilizzare il termine. Non è quindi il compito generale di determinare ciò che è cultura, anche perché questo compito non può essere prerogativa di nessuna disciplina particolare.
Per quanto riguarda l’alfabeto per le nostre discussioni, non penso lo dia nessuna disciplina in maniera generale; però penso occorra utilizzare il singolo alfabeto della disciplina (consona? adatta? chesiavvicinadipiù?) per analizzare fenomeni particolari. Se mi metto ad analizzare la discordanza angolare tra strati di rocce sedimentarie dicendo “è una pietra” forse non arriverò lontano.

“In generale come ti permetti di dire quale sia la disciplina “regina” rispetto ad un problema? ”
Non volevo determinare una gerarchia di scienze, e come sarebbe possibile?! Forse il termine “regina” non è stato il più corretto. La mia intenzione era tentare di stabilire un orientamento (e non delimitazione) dei campi di studio. E questo lo ritengo possibile, in quanto ogni disciplina (forse a parte la filosofia, ma ho scarsissime conoscenze in merito, soprattutto riguardo a quella moderna, per poter giudicare) ha uno specifico campo d’azione, anche se i confini sono sempre sfumati e non ben definibili.

Dicendo che il tatuaggio include un individuo in un determinato gruppo non voglio dire che quando uno si fa un tatuaggio stia pensando “voglio entrare in tal gruppo o talaltro”. Dico che è una parte di un processo di antropo-poiesi, che tutti gli individui sperimentano, e che lo porta a modificare il proprio corpo per adattarlo alla propria umanità (nel senso di fare-umanità, che di nuovo ci porta al concetto di antropo-poiesi). Dal farci la barba a tatuarci al 100% il corpo stiamo costruendo la nostra identità particolare, non accettando passivamente solo il corpo come in natura sarebbe. Questo però ci porta ad “assomigliare” ad altre persone che hanno idee vicine alle nostre nel fare umanità.. E mettendo insieme tutti quelli che hanno queste simili idee si arriva magari ad un gruppo. La cosa non mi sembra riduzionistica, siccome comprende sei miliardi e mezzo di sfumature diverse, ma anche tanti punti in comune.

69. 2Fiori - 22/11/08 @ 17:53

@Dimideb, Stich
é divertente leggervi, se fossi più colto sarebbe persino istruttivo, credo. Complimenti!
Però, Dimideb, non rendere troppo sottile l’interpretazione delle parole!

@Coppermine,
All’inizio pensavo che la citazione del Levitico fosse un’arguta provocazione, ma comincio a ricredermi.

Il linea generale a me pare che il tatuaggio in Italia rientri nella categoria ‘moda’ piuttosto che in quella ‘cultura’, essendo un metodo di identificazione estraneo a larga parte della tradizione. I tatuaggi non sono omogenei e non hanno quasi mai riferimenti sociali, quanto personali, e spesso nemmeno tratti dalla nostra ‘cultura’ (ahiahiahi, non volevo usare questa parola!). Non sono esperto eh!

Seondo me poi il tatuaggio di ubuntu è pure carino! Ma lo swirl è meglio, esteticamente almeno. Sarebbero peggiori la zampetta di Sabayon o il mutapinguino di KNOPPIX!
Ciao a tutti

70. Dimideb - 22/11/08 @ 19:32

@Coppermine

“fai il rapporto tra il numero di chiese ed i centri che fanno tatuaggi presenti nel territorio italiano”
Trasecolo.. e poi, il giorno in cui s’invertisse tale rapporto? Allora porgeresti le tue scuse a Stich? Trasecolerei..

Quanto al mitraismo… facevo un discorso più radicale sulle origini del culto monoteistico in campo semitico. Vedi, un conto è dire che in una fase di decadenza delle strutture politiche imperiali sono ebbero luogo molteplici manifestazioni sincretistiche, un altro è dire che all’origine stessa del culto Jahvistico v’è una matrice aryana. Ti offrivo un’arma più pericolosa. Se proprio t’appassiona tanto l’origine e l’identità non aver paura di andare oltre a quella che TU credi sia l’origine…ce ne sono tante altre. A me, nietzscheanamente, appassionano maggiormente gli stadi superiori, i frutti maturi.

Scusami, cosa sono le “percezioni oggettive”?

@Stich

Anch’io mi compiaccio dei nostri progressi, innanzitutto di linguaggio; forse troppo sottile ma via via più attento e rispettoso. Tuttavia in sincerità continuo a non condividere l’idea che sia antropologico l’orientamento primario. Da una tale premessa sarai costretto a dire che qualsiasi tatuaggio è cultura. Un po’ come chi (Tommaso) voleva “dimostrare” l’esistenza di Dio a partire dalla nozione di “creato”. Cioè la tua risposta è implicata necessariamente dall’impostazione del problema, dalla tua domanda. Come chiedersi di che colore era il cavallo bianco di Garibaldi..
Non contesto le tue intenzioni, ravviso solo un pericolo nella tua buona fede…sia chiaro che anch’io ho pregiudizi ma non chiedermi di svelarli da me stesso: è impossibile.

@2Fiori

“Però, Dimideb, non rendere troppo sottile l’interpretazione delle parole!”
Scusa.

“Seondo me poi il tatuaggio di ubuntu è pure carino! Ma lo swirl è meglio, esteticamente almeno. Sarebbero peggiori la zampetta di Sabayon o il mutapinguino di KNOPPIX!”
Pensa; Debian attorno all’ombelico, Ubuntu e Kubuntu attorno ai capezzoli, due Knoppix ai palmi delle mani, un Gentoo per chiappa e svariate Mandriva sul pube (depilato)..

71. coppermine - 22/11/08 @ 21:23

@Dimideb
“Se proprio t’appassiona tanto l’origine e l’identità non aver paura di andare oltre a quella che TU credi sia l’origine”
ti riferisci alle tesi di quel ciarlatano di Freud, oppure al dualismo nello zooastrismo?

comunque se proprio devo fissare una data iniziale per la cultura italiana (ed occidentale) fisserei il 540 d.c. (si iniziò a parlare un po’ di ostrogoto al posto del latino, san benedetto compone la sua regola, a costantinopoli viene redatto il Codice Giustinianeo )

“A me, nietzscheanamente, appassionano maggiormente gli stadi superiori, i frutti maturi.”
il suo anticristo è bellissimo, (se prima ti riferivi a “Così parlò Zarathustra” non lo mai letto), ma dopo la scoperta dei rotoli del mar morto i dibattiti tra gli storici e teologici sono sicuramente diventati più divertenti

“Scusami, cosa sono le “percezioni oggettive”? ”
si forse il termine è stato un infelice: se facciamo delle affermazioni bisogna anche dare dei dati che non sia “miocuggginohailtatuaggioquindilohannotutti”. un modo veloce per dire quanto il tatuaggio è radicato nel territorio è quello di contare quanti centri per tatuaggi esistono (461 su paginegialle http://www.paginegialle.it/pgol/1-009087200/4-Tatuaggi%20e%20piercing) quindi considerando in italia
60 milioni di persone abbiamo circa un centro ogni 120 mila abitanti…oggettivamente un po’ pochini, ci sono più sexyshop.

adesso trasecola pure

“Pensa; Debian attorno all’ombelico, Ubuntu e Kubuntu attorno ai capezzoli, due Knoppix ai palmi delle mani, un Gentoo per chiappa e svariate Mandriva sul pube (depilato)..”
sto vomitando…

72. Stitch - 22/11/08 @ 23:02

@ Dimideb

Torno giusto ora da una conferenza (l’hanno chiamato festival, ma del festival ha avuto ben poco) di antropologia con Francesco Remotti, Marc Augé, Jean-Loup Amselle, Marco Aime, Cecilia Pennaccini e una giovane etnopsichiatra di Lisbona della quale non ricordo il nome. Doveva esserci anche Gianni Vattimo, ma era rimasto bloccato a Buenos Aires per un problema Alitalia (strano)..
E’ stato un vero peccato perché la prospettiva interdisciplinare che si…………prospettava sarebbe stata parecchio interessante e avrebbe potuto fornire spunti anche alla nostra discussione, dove mi pare si stia dibattendo proprio sulle due prospettive; filosofica e antropologica..
Il tema era il concetto di identità in una prospettiva interdisciplinare, o meglio andar contro al concetto di identità, e ovviamente si è quindi arrivati anche a cultura, sostanza, ecc.

Può essere che io veda questa mia prospettiva come più efficace a causa della mia “formazione” (che parolone), ma mi pare di leggere anche nelle tue parole qualcosa di una formazione filosofica che può invece indurti a pensare il contrario, no? E ben venga che sia così, altrimenti di cosa dibattiamo?

73. coppermine - 23/11/08 @ 9:16

@Stitch
“Torno giusto ora da una conferenza (l’hanno chiamato festival, ma del festival ha avuto ben poco) di antropologia con Francesco Remotti, Marc Augé, Jean-Loup Amselle, Marco Aime, Cecilia Pennaccini e una giovane etnopsichiatra di Lisbona della quale non ricordo il nome.”
ma come?! Zichicchi non c’era?

@ Dimideb
“Vedi, un conto è dire che in una fase di decadenza delle strutture politiche imperiali sono ebbero luogo molteplici manifestazioni sincretistiche”
veramente il sincretismo nella roma repubblicana, assorbimento delle divinità etrusche, ed imperiale, culti misterici medio-orientali, vennero meno proprio nella fase che tu chiami di decadenza, la chiusura dei templi pagani del IV secolo.

74. Dimideb - 23/11/08 @ 10:08

@Coppermine

Io trasecolo da me stesso per la mia stessa fallacia, e per i colpi mancati del mio intuito.
Non ha senso ch’io ti segua ora nella discussione (e dirti che Zoroastro è l’ennesimo falso inizio, che l’esperienza del dio, il tuo, del deserto non è esperienza dualistica, e dirti che Freud, oltre i freudismi, fu un genio) o metta in rassegna le mie letture; ha senso dirti la mia delusione.. Stich sembrava superficialmente legato a tre nozionette ripetute (come la scimmietta di Zarathustra :) ) ed invece progressivamente ha affinato l’esposizione mostrando desiderio e capacità di pensiero, e volontà di confronto. Tu, invece, che contestavi il suo settarismo manicheo e lo invitavi a relativizzare la sua posizione (perché citare tre libri a sostegno di una tesi non è scienza) adesso fai affermazioni estemporanei su Gesù e Mitra, sui tuoi gusti letterari, sul dibattito teologico dopo Qumran. Sull’inizio della “cultura” (e dell’identità?) italiana.
Ma lo sai che ci fu un tempo in cui nel Santo dei Santi si venerava una stele di pietra? Alcuni sostengono fossero due.. Il dio invisibile, innominabile, fu una progressiva acquisizione…e il Sancta Sanctorum venne svuotato. E mi dici, se il regno ostrogoto (o forse meglio quello longobardo) fosse l’inizio della cultura italiana, che ne è dell’Italia bizantina? Esclusa Benevento tutta “terronia”?
E’ singolare notare le evoluzioni di uno spirito alla ricerca di un punto fermo..

L’Anticristo di Nietzsche non è bellissimo, è terribile. Una “maledizione del cristianesimo” non si fa a cuor leggero..

@Stich

“Il tema era il concetto di identità in una prospettiva interdisciplinare, o meglio andar contro al concetto di identità”
Appunto. Proprio per ciò Taylor è superato.

75. Dimideb - 23/11/08 @ 11:21

@Dimideb
“Non ha senso ch’io ti segua … o metta in rassegna le mie letture”
hai iniziato te a citare Marx e Nietzsche

“E mi dici, se il regno ostrogoto (o forse meglio quello longobardo)”
ti ho parlato di lingua ostrogota in italia, ed è una realtà che diverse parole italiane derivano direttamente da questa lingua.
mi dispiace dirtelo ma i longobardi stavano arrivando ma non erano ancora arrivati “culturalmente” in quegli anni. confondi i due popoli?

“fosse l’inizio della cultura italiana, che ne è dell’Italia bizantina? Esclusa Benevento tutta “terronia”?”
ti ho parlato anche di codice giustineo (codice bizantino se preferisci) e non ti ho mai scritto di “terronia”. Era un modo per dirti che la cultura italiana (nord centro e sud) era nata da questi componenti: cultura romana (all’epoca era già bizantina se preferisci), cristiana e “barbara”. questo è quello che penso.

“Ma lo sai che ci fu un tempo in cui nel Santo dei Santi si venerava una stele di pietra?
Alcuni sostengono fossero due.. Il dio invisibile, innominabile, fu una progressiva acquisizione…e il Sancta Sanctorum venne svuotato.”
ho capito stai parlando dell’origine del monoteismo ebraico, forse legato al culto della luna e del sole, ma mi dispiace mi fermo prima, non sono una scimmia ammaestrata che ti segue ovunque.

76. coppermine - 23/11/08 @ 11:30

ops il commento 75 è mio

77. Dimideb - 23/11/08 @ 22:33

Non li confondo. Credevo convenissi che solo con i Longobardi avvenne una sostanziale rottura con l’eredità imperiale, mentre i Goti, non solo in Italia ma anche i visigoti in “Spagna”, assimilarono fortemente il costesto anteriore (compreso il Codice che infatti perse progressivamente importanza col nascere degli statuti e diplomi locali e regionali di stampo “germanico”). Inoltre pare che per la dinamica degli spostamenti a catena delle popolazioni germaniche i Longobardi avessero preservato maggiormente le proprie caratteristiche tribali (la stessa opera d’evangelizzazione al credo ariano che coinvolse la gran parte delle nuove genti avvenne molto posteriormente ed in modo molto superficiale per i Longobardi che a lungo conservarono le proprie tradizioni pagane). Poi dubito che in “Italia” si parlasse lingua gota…la parlavano i pochi goti in un mare di gente di lingua latina (certo il latino orale, quello vivo). L’esperienza italiana tra l’altro è quella che meno si presta al tuo disegno; tra le forme più riuscite d’acculturazione reciproca (Francia e Spagna) e quelle di più rigida difesa del patrimonio culturale passato (l’Impero d’Oriente) si situa la tragica esperienza italiana fatta di sovrapposizioni di due mondi (forse anche più di due) lungamente impermeabili reciprocamente. Sai bene che le leggi longobarde avevano valore esclusvamente per i longobardi e non per i romani (così erano nominati)…gli stessi bizantini s’accorsero che il Codice in Italia era inapplicabile. Alcuni storici addirittura rivalutano l’esperienza altomedievale italiana nell’attuale epoca di formazione del nuovo soggetto politico “Europa” proprio per la compresenza d’identità radicalmente diverse. Quella che fu la debolezza medievale “italiana” (cioè il non esistere una società ed una cultura italiana ed un soggetto storico-politico chiamato “Italia”) oggi appare come utile chiave di lettura del presente europeo. Come diceva Croce “la storia è sempre contemporanea”; in primo luogo perché è uno sguardo dell’oggi. Ed avere un minimo di confidenza non solo con la Storia ma anche con la storia della storiografia t’aiuterebbe a comprenderti nel quadro d’interpretazioni storicamente determinate e condizionate (non ha senso in sede storica, nel XXI secolo, parlare di origine dell’identità italiana…anche se il tuo appetito di soggettivazione trova riposo nel sentimento d’essere italiano).
Coppermine, io non sfoggio letture. Io parlo con voi e se ha senso e se credo possa aiutarmi ed aiutarci nel ragionamento faccio un riferimento. Dire “il suo anticristo è bellissimo” o dire “ho capito stai parlando dell’origine del monoteismo ebraico, forse legato al culto della luna e del sole” è solo vanità senza dialogo. A me non frega nulla di sapere il tuo giudizio estetico su l’Anticristo di Nietzsche né che tu sia (malamente!!) informato sui culti arcaici dei semiti occidentali. Io non parlo di ciò che leggo su wikipedia, e non parlo nemmeno di ciò che leggo e studio da anni se non lo ritengo attinente e utile al nostro (evidentemente non tuo) sforzo di civiltà. Se ha un senso la parola “verità” esso risiede nello sforzo collettivo di costruzione e, per dirla con un grande filosofo, nel “progettare linee di fuga e strategie d’esistenza”. Tu parli per far tacere.

78. Stitch - 23/11/08 @ 23:40

A dire il vero il concetto di cultura (nell’accezione tyloriana) è stato invece ripreso più volte e dai vari antropologi. Ciò che si negava era invece una identità del noi, e non dell’io, il riconoscere questa identità come una sostanza, creata nel tempo e dovuta a ragioni storico-religioso-linguistiche, perciò legata agli abitanti di un territorio. Il che mi sembra terribilmente attuale, anche (o soprattutto) per chi vive nel nostro attuale clima politico di rivendicazione di presunte sostanze soprattutto nordiche..
Alla domanda di qualcuno di dire allora cosa si può sostituire a questo purtroppo fortissimo e allettante concetto di identità non si è voluto rispondere, lasciando intendere che occorre invece mirare al riconoscimento non dell’identità di un gruppo, ma del semplice singolo e dei suoi diritti, che avrà cosi pari valore qualunque siano le sue caratteristiche.
E per quanto possa sembrarlo, non è una cosa per niente scontata.

79. Dimideb - 24/11/08 @ 0:26

@Stich

Allora converrai che un tatuaggio può essere cultura e può non esserlo…
E questa era alla fine l’intenzione del mio primo commento…a te, che dicevi che il tatù in quanto tatù è cultura, dire di non esagerare, e a coppermine, per cui un tatuato è un derelitto senza schiena e senza testa, invitar a non tralasciare quella sensibilità che sa cogliere anche nelle manifestazioni sociali minime e rapidamente mutevoli informazioni significative su un contesto ed anche, talvolta, sulle organiche autonarrazioni di un popolo (cultura?).
Tutto il resto… sono uscite cose interessanti, anche diverse ca**ate, ma apprezzo vivamente quando osservo la sensibilità altrui nel cercare un chiarimento. Sento che qualcuno si e mi concede una possibilità. Mi rammarica moltissimo la presunzione di sapere.
Per quel che mi riguarda ho detto anche troppo su ’sto tatuaggio. Ma se qualcuno postasse una foto di un branding con lo swirl deb?

80. coppermine - 24/11/08 @ 20:42

“mentre i Goti, non solo in Italia ma anche i visigoti in “Spagna”, assimilarono fortemente il costesto anteriore [...]”
“Poi dubito che in “Italia” si parlasse lingua gota…la parlavano i pochi goti in un mare di gente di lingua latina”
vedi all’epoca i goti e latini trombavano, facevano figli tra loro e gli insegnavano pure a parlare molto latino e magari qualche parola di goto ,questa cosa è avvenuta per parecchie generazioni, poi sono arrivante altre “genti” ed hanno ripetuto il ciclo, ti ho semplicemente dato una data di inizio del ciclo.

“non ha senso in sede storica, nel XXI secolo, parlare di origine dell’identità italiana…”
perchè no? non è affascianante chiedersi se la cultura italiana è nata nell’antichità , nel medioevo, nel risorgimento o solo nel dopo guerra? oppure non è mai nata? ma forse sono troppo avanti ed avrà senso in sede storica del XXII secolo?

“Io parlo con voi e se ha senso e se credo possa aiutarmi ed aiutarci nel ragionamento faccio un riferimento. Dire “il suo anticristo è bellissimo” o dire “ho capito stai parlando dell’origine del monoteismo ebraico, forse legato al culto della luna e del sole” è solo vanità senza dialogo.”
ho capito un po’ come parlare del “gigante di treviri” (ti riferivi a Sant’Ambragio giusto? ;-P ) o definire Freud un genio

“Io non parlo di ciò che leggo su wikipedia, e non parlo nemmeno di ciò che leggo e studio da anni se non lo ritengo attinente e utile al nostro (evidentemente non tuo) sforzo di civiltà.”
..e guarda caso hai ritenuto utile fare supercazzole di filosofia in tono saccente per intervenire su forum di informatica dove si parlava di tatuaggi, se il tuo “sforzo di civiltà” è ridotto a questo sei messo malino: BRRRRRRRRRRR al tuo sforzo di civiltà.

“Se ha un senso la parola “verità” esso risiede nello sforzo collettivo di costruzione e, per dirla con un grande filosofo, nel “progettare linee di fuga e strategie d’esistenza”. Tu parli per far tacere.”
no faccio le pernacchie per far tacere

81. Dimideb - 25/11/08 @ 16:03

@Coppermine

Il tono saccente l’hai sentito tu. No, i Goti non furono l’inizio del ciclo…è solo un’impostazione sciovinista contemporanea (ormai passata) ad indurti a questo errore (non intendo dire che tu sia sciovinista ma è sciovinista il pregiudizio ermeneutico che usi). A rigore.. i rapporti, anche sessuali, tra latini e non (anche con genti “germaniche”) nella penisola italica avvenivano da secoli. Se per “ciclo” pensi ad un mutamento dell’ideologia politica, dei costumi in ordine ad una visione del mondo complessiva allora i Goti non furono questo inizio. Sarà saccenza ma non vorrai che per mostrarti umiltà io debba sostenere una stronzata, vero?

Quanto ai rapporti tra parola e pernacchia..bé, tu lo dici.

82. Dimideb - 25/11/08 @ 16:08

@Coppermine

Non volevo negare il fascino dell’interrogativo sull’origine della cultura italiana. Ho detto questo? Ho solo tentato una risposta a quell’interrogativo. La capisci la differenza?

Dai, attendo la tua ultima parola..

83. Tatuaggi permanenti - 7/12/08 @ 7:49

BS”D
La citazione di Coppermine dalla Bibbia è corretta e riguarda i tatuaggi permanenti.
Cioè il divieto dell’incisione seguita da marchio indelebile.

84. Ciao! - 3/02 @ 20:37

ciao, bel tatuaggio … complimenti. ognuno del suo corpo fa quello che vuole. :-|