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Armani si venderebbe un rene

In Espresso il 9/01 @ 13:49 trackback
Shared by felipe
Luca Armani vende(rebbe) un rene per poter fare causa a Giorgio Armani e riconquistare il dominio armani.it

Non credo che venderei mai un qualsiasi pezzo del mio corpo per dimostrare alcunché, forse per questo secondo me non ha senso tutto ciò. Ma sono proprio i presupposti ad essere incongrui: bisogna andare verso un più efficiente sistema di identificazione su internet come DIRITTO di base per ogni cittadino.
Luca Armani continua la sua battaglia per il dominio armani.it | Leggi l'originale...

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Commenti »

1. luca - 9/01 @ 16:11

Quell’uomo soffre di protagonismo, ha già un dominio chiamato lucaarmani.it: andate a vedere come l’ha trasformato.
Mettiamo che riconquisti armani.it, lo riempirà di cose tipo “armani riconquista gloriosamete armani.it” con grafica rigorosamente web -3.0.

Poi ragazzi, diciamo le cose come stanno, uno in buona fede non riempe di banner i siti…

2. pippo - 10/01 @ 2:04

ma come lo ha perso soprattutto? non è un mazzo di chiavi hehe :D

3. pippo - 10/01 @ 2:13

cazzarola! c’avrebbe pure ragione lui però…. :(

4. ciao - 10/01 @ 8:55

@3
secondo me non ci ha ragione. Si tende sempre di piu’ ad assimilare il nome di dominio ad un marchio o comunque ad un segno distintivo. In questo caso penso abbia ragione lo stilista perche’ l’altro utilizzava il nome in modo commerciale. Era il suo negozio di ferramenta. In questo caso penso sia giusto tutelare il marchi “armani”. Se fosse stato utilizzato in modo personale, ad esempio per tenere online il filmino del matrimonio, avrei dato ragione a lui. Il cognome penso sia da tutelare piu’ del marchio e in questo caso, chi primo registra lo tiene

5. pippo - 10/01 @ 12:26

@ciao

si, puo anche essere…ma si paga per registrare un dominio….se il sig.Armani ha registrato (parecchio tempo) prima il dominio, uno ci potra fare quello che vuole, sopratutto tenendo conto che armani è una multinazionale, quindi un bell’armani.com non ci sta neanche male….
qui il pacco è proprio che Armani ditta sembra abbia citato per prima in giudizio un utente
non so, è come se tu comprassi un terreno e dieci anni piu tardi qualcuno ti denuncia perchè in quel terreno potrebbe esserci un centro commeciale…e chissene?
la questione è che uno paga per un dominio ed è suo…..punto….dopo se uno registra un dominio tipo “nesquick.com” e lui non si chiama nè vende prodotto chiamato “nesquick” e tenta di rivenderlo alla nestlè per una vagonata di denari…questa è estorsione e ci sta l’esproprio!

6. ciao - 11/01 @ 20:24

La ratio della decisione sta nel fatto che il nome a dominio “armani.it”, registrato a fini commerciali da un incisore di nome Luca Armani (che tramite il dominio pubblicizzava i propri servizi e prodotti), lede i diritti del sarto Giorgio Armani. Essendo quest’ultimo titolare di un marchio celebre e meritevole quindi della “tutela allargata” a categorie merceologiche diverse da quelle per le quali il marchio è stato registrato.

In sostanza, il giudice ha fatto questo ragionamento: imprenditore celebre il sarto, imprenditore sconosciuto l’incisore, l’incisore “sfrutta” l’omonimia e ci guadagna “a prescindere”, come diceva Totò. Nessuno scandalo, dunque, che il giudice abbia ritenuto degna di tutela la posizione giuridica dell’Armani-sarto.

7. Il prossimo passo di Facebook: l’apertura « pollycoke :) - 8/02 @ 23:44

[...] ricordate, tempo fa in questo espresso ho segnalato i penosi sviluppi del caso di un certo signor Armani (non lo stilista) a cui è stato [...]

(commentando accetti implicitamente le Regole di pollycoke, leggile!)